IV Domenica di Avvento (anno A)

LITURGIA DELLA PAROLA

I Lettura Is 7, 10-14

La vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmauele.

Salmo Sal 23 (24)

Ecco, viene il Signore, re della gloria.

II Lettura Rm 1, 1-7

Per suscitare l’obbedienza della fede a tutte le genti.

Vangelo Mt 1, 18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.”

 

MEDITAZIONE

Siamo arrivati alle porte del Natale, alla IV domenica di Avvento, e la liturgia ci propone uno dei testi evangelici più belli, la vocazione di Giuseppe. Ecco che  il nostro cammino in preparazione alla venuta del Signore, all’incontro con lui, attraverso la speranza di Isaia e la testimonianza del Battista, si conclude con la figura di Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù. Anzitutto il vangelo ci dice che Giuseppe era un uomo giusto. Il giusto nella tradizione israelitica, già in epoca esilica e poi nel  giudaismo rabbinico, era colui che osservava la legge, ma a questa categoria certo non poteva appartenere Giuseppe, perché decide di prendere con se Maria in segreto, non mettendo in pratica ciò che prescriveva la legge. Eppure Matteo lo descrive come giusto, questo perché l’uomo giusto nel pensiero matteano è colui che desidera quello che Dio vuole, ossia colui che compie la volontà di Dio. Giuseppe mette in pratica proprio questa giustizia, “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con se la sua sposa” (Mt 1,22). Ma come ha potuto Giuseppe compiere la volontà di Dio, come si è potuto fidare? La prima parola che l’angelo gli rivolge, non temere, è l’eterna risposta di Dio alle prime parole che l’uomo gli rivolse “ho sentito la tua voce nel giardino: ho avuto paura…” (Gen 3,10). Quindi La prima parola di Dio all’uomo è proprio questo “non temere” e Giuseppe non temette Dio e la sua volontà. Ma perché Giuseppe non ha temuto? Ma soprattutto perché io e te, che spesso pensiamo che la volontà di Dio è completamente contraria alla nostra, non dovremmo temere? La risposta ce la da ancora l’angelo, il figlio che nascerà sarà chiamato Gesù che significa Il Signore salva, “egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21); questo allora è il primo motivo per cui non temere nella nostra vita, nel nostro cammino di fede…il Signore salva! Ma l’angelo continua riportando una delle profezie messianiche di Isaia in cui si dice che il bambino che nascerà dalle vergine sarà chiamato Emmanuele che significa Dio con noi, perché sarà il segno definitivo della prossimità di Dio verso l’uomo. Ed ecco allora svelato il secondo motivo che ci spinge a non temere, Dio è vicino all’uomo ed è disposta a prendere forma umana per dimostrarglielo! Si, il Vangelo di oggi ci sprona a fidarci, a non temere, sulle orme di Giuseppe, uomo giusto, perché il Dio con noi è il Dio che salva.