Il Tempo di Avvento si 20161125_195654inserisce nell’orizzonte più ampio dell’anno liturgico, il quale nei secoli si è venuto a formare con una varietà di celebrazioni in tutto l’arco dell’anno solare. Infatti, la Chiesa celebra in un anno tutti i misteri salvifici del Signore. Se in ogni celebrazione eucaristica si vive il mistero pasquale, in giorni e tempi determinati dell’anno non solo si celebra la morte e resurrezione di Gesù, ma anche tutta l’opera di salvezza che il Signore ha compiuto. Il tempo che ci stiamo apprestando a vivere è di formazione più recente rispetto alla Quaresima che si venne a formare in concomitanza con il catecumenato antico, cioè il tempo in cui gli adulti si preparavano alla celebrazione dei riti di iniziazione cristiana celebrati poi la notte di Pasqua.

La stessa parola avvento ci suggerisce cosa sia e il perché la Chiesa abbia inserito nel calendario delle celebrazione questo tempo forte. Infatti, avvento, dal latino adventus, è la traduzione del greco parousía, che nei culti pagani designava la venuta della divinità in un giorno dell’anno. Negli autori cristiani vediamo comparire questa terminologia a partire dal III-IV secolo, nei territori di Gallia e Spagna, in cui si indicava un periodo di preparazione all’Epifania. Nel corso dei secoli successivi, attraverso un sviluppo graduale, testimoniato da alcuni testi presenti nei libri liturgici antichi, probabilmente l’Avvento ritrovandosi in prossimità con il Natale venne identificato come tempo di preparazione a quest’ultima solennità. Pur incontrando una difficoltà nel definire l’origine e lo sviluppo di questo tempo liturgico, esso si configura ai giorni nostri, soprattutto dopo la revisione dell’anno liturgico operata da Paolo VI, come tempo che precede e prepara al Natale.

L’Avvento porta con sé una duplice valenza, quella di preparazione al Natale, in cui si fa memoriale dell’incarnazione e quindi della prima venuta del Figlio di Dio, e quella di guidare lo spirito nell’attesa della seconda venuta del Signore, come ci rivela il primo prefazio dell’Avvento: “Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana  egli portò a compimento la promessa antica,  e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso  che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”. Quindi, le quattro settimane che ci separano dal Natale non sono solo un ricordo, come non lo è mai nessuna celebrazione, ma una preparazione per il tempo presente con lo sguardo rivolto verso il futuro, verso l’incontro con Dio, tanto che la prima venuta e la seconda venuta nei testi che ascolteremo in questo tempo si intreccia fino a sovrapporsi.

Questa attesa è indicata, non solo dai testi della liturgia, ma anche dalla tradizionale corona di avvento che domenica dopo domenica gradualmente si accende, come segno della luce che viene a rischiarare la notte, nell’attesa che sorgerà il sole di giustizia” (Ml 3,20).

Per la Chiesa inoltre l’Avvento è inizio di un nuovo anno liturgico. Ogni anno liturgico inizia con la I domenica di Avvento e si conclude con la XXXIV settimana del Tempo Ordinario. All’interno dell’anno i testi liturgici delle domeniche, in particolare le letture, seguono una rotazione in tre cicli annuali, A-B-C, a differenza dei giorni feriali che segue due cicli, anno pari ed anno dispari. Nel ciclo A, che è quello che stiamo iniziando, in particolare viene proclamato il vangelo di Matteo, nell’anno B quello di Marco e nello C quello di Luca. Mentre il vangelo di Giovanni, a più riprese, viene proclamato tutti gli anni soprattutto in prossimità alla Pasqua.

Ecco allora come l’Avvento è un tempo importante nella vita di ogni cristiano. Infatti, ci si prepara al Natale nell’attesa dell’incontro definitivo con il Figlio di Dio, e si ricomincia  un anno in cui vivere tutta l’opera salvifica del Signore. Non resta quindi che augurarsi un buon cammino!